A Città della Pieve si chiude la mostra “…al battesimo fu chiamato Pietro”, tra i principali eventi per il Cinquecentenario della morte del Perugino.

La mostra “…al battesimo fu chiamato Pietro. Il Perugino a Città della Pieve”, si è appena conclusa lasciando un segno importante nell’ambito delle celebrazioni del Cinquecentenario della morte di Pietro Vannucci. Non vanno semplicemente ricordati i numeri, che risultano essere sicuramente lusinghieri, con oltre 12.000 presenze senza tener conto degli ingressi gratuiti all’oratorio dei Bianchi e più di 2000 persone che hanno usufruito delle visite guidate, con gruppi provenienti da tutta Italia; il risultato è interessante anche e soprattutto dal punto di vista progettuale e culturale, delineando un modello da esportare.

Andiamo per ordine, la mostra è stata curata da Vittoria Garibaldi, Francesco Federico Mancini e Nicoletta Baldini, con l’intervento di Antonio Natali. Organizzata dal Comune di Città della Pieve grazie anche al contributo del “Comitato Promotore delle celebrazioni per il quinto centenario dalla morte del pittore. Fin da subito appare come una mostra sui generis con la presenza di tre sedi espositive, tra Palazzo della Corgna, Santa Maria dei Servi e l’oratorio dei Bianchi, che garantiva una diffusione e distribuzione dell’importante del patrimonio artistico su tutto il centro storico, esprimendo e rafforzando il legame tra il pittore e la città stessa creandone quindi un unico fil rouge culturale.

La mostra non è stata soltanto una celebrazione del divin Pittore, ma il risultato di un progetto scientifico che prevedeva un focus su diversi ambiti dell’artista e che metteva in luce alcuni aspetti poco conosciuti attraverso la presenza di cinque differenti sezioni.

Partire dai documenti e manoscritti, comparare le diverse opere o addirittura ricostruire interi cicli pittorici grazie anche all’ausilio delle più moderne tecnologie, come l’innovativo Video mapping presente all’interno di Santa Maria dei Servi o la sala Immersiva situata a Palazzo della Corgna sono stati sicuramente gli elementi vincenti che hanno appassionato i visitatori comuni e gli esperti del settore.

Per tre mesi una città di appena 8000 abitanti è diventata protagonista di un’operazione culturale da grande capitale, coinvolgendo gli stakeholders del territorio attraverso partenariati e convenzioni. Il progetto ha probabilmente trainato un turismo culturale, prolungando la stagione anche per il mese di settembre in modo continuativo, superando quindi il concetto del turismo occasionale limitato ai soli week end. La cultura che diventa turismo contribuendo come volano all’economia del territorio aumentando gli arrivi, ma tentando di allungare anche i tempi di permanenza, costruendo iniziative culturali, incontri o eventi che si muovessero all’unisono nel racconto del Perugino come Uomo, Pittore ed Imprenditore .

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