Polittico della Certosa, tre scomparti – National Gallery – Londra

La pala, commissionata al Perugino nel 1496 dal duca di Milano Ludovico Sforza (detto il Moro) e portata a termine nei primi anni del Cinquecento, era stata originariamente concepita per l’altare della seconda cappella laterale sinistra dedicata all’Arcangelo Michele nella Chiesa della Certosa di Pavia.
Il Polittico, secondo la ricostruzione, era sviluppato su due registri: i pannelli raffiguranti san Michele Arcangelo, l’Adorazione del Bambino e Tobiolo con l’Arcangelo Raffaele, attualmente conservati alla National Gallery di Londra, si trovavano al livello inferiore, mentre al superiore vi era un’Annunciazione divisa tra due tavole (l’Arcangelo Gabriele su un pannello e la Vergine Maria su un altro, oggi al Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, opera di Mariotto Albertinelli e Fra Bartolomeo), tra le quali si trovava la cimasa raffigurante l’Eterno in Gloria, l’unica parte del Polittico originale ancora conservata nella Certosa di Pavia.
 
Quando furono acquistate dalla National Gallery nel 1856, dopo la soppressione della Certosa, le tavole raffiguranti San Michele Arcangelo, l’Adorazione del Bambino e Tobiolo con l’Arcangelo Raffaele si presentavano già ritagliate ai lati e sul bordo inferiore. Fortunatamente, quello che doveva essere l’aspetto originario del Polittico è ancora visibile grazie alla ricostruzione conservata alla Certosa, effettuata utilizzando alcune copie nel registro inferiore, seppure con varie differenze; l’Annunciazione è stata sostituita da due tavole raffiguranti quattro Dottori della Chiesa realizzati da Ambrogio Bergognone, originariamente facenti parte di un’altra pala d’altare sempre destinata alla Certosa.
 
Nello scomparto centrale, la Madonna è raffigurata in adorazione: è inginocchiata e leggermente volta verso sinistra, le mani sono giunte in preghiera, mentre lo sguardo amorevole si poggia sul Bambino, adagiato su un angelo che lo sostiene dolcemente; in alto, tre angeli in volo reggono dei cartigli. La scena si svolge all’aperto, nel paesaggio campestre tipico della produzione del Perugino, dove le colline, punteggiate da esili alberi e da uno specchio d’acqua, grazie a sapienti passaggi tonali sfumano dolcemente nella foschia, ricreando l’effetto della prospettiva aerea.
La stessa ambientazione viene ripresa nelle parti laterali: nella tavola di sinistra campeggia l’Arcangelo Michele, la posa eretta e fiera, vestito da una scintillante armatura dalle quali fuoriescono sul retro le ali piumate, colto nell’atto di calpestare il diavolo (di cui è visibile solo parte dell’ala nera, mentre il resto del corpo è andato perso a causa dei rimaneggiamenti subiti) utilizzando lo scudo, riccamente ornato da eleganti motivi a grottesca. Sulla sinistra, una bilancia pende da un ceppo d’albero, a simboleggiare il ruolo dell’Arcangelo di giudice delle anime dopo la morte.
A destra, invece, sono raffigurati Tobiolo, dal cui polso destro pende un pesce, e l’Arcangelo Raffaele, che stringe nella mano sinistra una scatolina dove sono conservati il cuore, il fegato e il fiele del pesce, da utilizzare come unguenti per curare la cecità e bruciati per scacciare gli spiriti maligni. Secondo la leggenda, i due sono accompagnati da un cagnolino, che allo stato attuale si intravede appena nella parte bassa del dipinto.
 
Tutte le figure sono costruite con pacata monumentalità, le vesti sono fortemente panneggiate ed i colori si stagliano brillanti sullo sfondo naturalistico mentre i volti sono ritratti con la solita fisionomia pervasa dalla dolcezza tipica del Perugino.
 
 
Le tavole sono oggi conservate alla National Gallery di Londra.